Informazioni
Mitreo del Circo Massimo
Il sito del Mitreo del Circo Massimo a Roma è un sito archeologico di grande interesse, anche se poco conosciuto.
La posizione è centrale rispetto allo sviluppo urbanistico sia della città antica, sia di Roma contemporanea. Tuttavia il fatto che esso si trovi sottoterra e che gli spazi siano tutto sommato ristretti, rende l’accesso contingentato una necessità.
Nell’immensità dell’offerta archeologica di Roma – ci sono più di venti mitrei, non tutti visitabili – il Mitreo del Circo Massimo presenta alcune unicità che lo rendono di particolare impatto per il visitatore.
Le due caratteristiche appena elencate – accesso forzatamente contingentato e unicità rispetto a siti analoghi – fanno sì che l’esperienza di una visita al Mitreo del Circo Massimo sia un’esperienza davvero preziosa.
Ma che cos’è un “mitreo” e a cosa serviva?
I mitrei sono un luogo di culto, in cui gli adepti della religione mitraica o culto di Mitra, celebravano i loro riti. Il culto di Mitra era un culto misterico iniziatico, diffusosi nel Mediterraneo a partire dal I sec. a. C.
Data la segretezza con cui la religione veniva praticata, tanto che non esistevano testi letterari di nessun tipo, nemmeno come canone fondamentale, le informazioni che abbiamo sul tipo di rituali e su quali fossero i principi del mitraismo sono molto frammentarie, e spesso oggetto più di interpretazioni che di reale conoscenza.
Si suppone che l’origine del culto sia da ricercarsi nell’antica Persia, nel VI sec. a. C., e che esso sia connesso in qualche modo ad osservazioni astronomiche.
La figura centrale del culto è Mitra, spesso rappresentato mentre uccide un toro, in una scena iconografica che si definisce “tauroctonia”.
Altre figure presenti sono il Sole, la Luna e quattro animali: serpente, corvo, cane e scorpione.
Tre caratteristiche distinguono i mitrei rispetto ad altri luoghi di culto:
sono di dimensioni ridotte
sono inseriti in cavità come grotte o edifici che ne imitano le fattezze (riferimento allo speleum dove Mitra nacque)
i mitrei romani erano sempre ricavati in edifici preesistenti, quasi sempre pubblici, con accessi da strade, seppur non particolarmente evidenti.
Il mitreo non è quindi un luogo che sprigioni grandiosità e magnificenza, perché adibito ad un culto che doveva rimanere segreto, la cui conoscenza restava limitata al circolo degli iniziati. Inoltre, seppur tollerato, il mitraismo non era apertamente accettato. Da questo deriva la necessità della segretezza. Si ricorda che questa indulgenza era comunque eccezionale in un certo senso, visto che la stessa tolleranza non era mostrata per altri culti monoteisti, come quello cristiano.
Spesso i mitrei sorgevano in prossimità o addirittura giustapposti ad altri luoghi di culto
A Roma il culto di Mitra conobbe la sua massima espansione nel III sec. dopo Cristo, ma nonostante la grande quantità di mitrei (oltre venti) nell’area della città, le loro dimensioni e le pochissime informazioni tramandate dai contemporanei, fanno supporre che il culto sia sempre rimasto limitato ad una fetta di popolazione esigua.
La collocazione, nella Roma antica e in quella odierna
Il Mitreo del Circo Massimo fu scoperto nel 1931. La sua collocazione odierna rende difficile comprenderne immediatamente la posizione che invece occupava all’epoca della sua fruizione.
Esso si trova sotto l’ex Pastificio Pantanella, che ancora oggi ospita il laboratorio di costumi e scenografie del Teatro dell’Opera, e fu rinvenuto casualmente durante alcune opere di ristrutturazione di un’ala del pastificio.
La presenza di questo edificio interrompe quella che era una continuità viaria tra il Circo Massimo e il Foro Boario, zona di mercato e di culto, in cui il Mitreo del Circo Massimo rientra pienamente.
Il Foro Boario era una zona adibita ai culti religiosi sin dall’antichità, e di questa funzione rimangono testimonianze importanti, quali il Tempio di Portuno e il Tempio di Ercole Vincitore.
Non stupisce quindi che anche il pur secondario culto di Mitra avesse individuato in quest’area uno dei luoghi per costruire un mitreo.
Un luogo stratificato
Gli scavi archeologici e i rilievi eseguiti hanno portato alla luce i segni di quelle che con ogni probabilità sono più strutture di periodi diversi.
Questo come già detto è un tratto caratteristico dei mitrei.
I segni di più fasi del Mitreo del Circo Massimo sono risultati evidenti già durante i rilievi archeologici preliminari, che hanno permesso di evidenziare alcuni elementi distintivi della varie epoche in cui furono realizzate le strutture che compongono la pluristratificazione del sito.
In altre parole, dalle evidenze archeologiche risulta che il luogo del Mitreo del Circo Massimo abbia avuto almeno quattro fasi di utilizzo e relativo sviluppo architettonico.
Le quattro fasi sono approssimativamente:
età medio – repubblicana
prima metà del I sec. d. C
seconda metà del I sec. d. C.
III – IV sec. d. C
Chiaramente ogni fase successiva ha comportato la copertura o demolizione di parti delle strutture della fase precedente.
Risultano tuttavia ancora evidenti elementi riconoscibili. Ad esempio alla prima fase medio – repubblicana appartiene il grande canale in blocchi di tufo e una ricca stipe votiva dedicata ad Ercole invictus e victor (invitto e vincitore). Del primo abbiamo solo un resoconto negli scritti relativi ai primi scavi, oggi non c’è più. La stipe è invece conservata in Campidoglio.
Appartenenti alla seconda fase sono elementi architettonici che ne denotano la destinazione d’uso come magazzini. Tra queste vanno annotate alcune opere murarie in opera laterizia (in mattoni) che definiscono due serie di quattro ambienti, il cui pavimento era probabilmente in opera spicata (mattonelle disposte a lisca di pesce), coperti da un tetti in legno (capriate lignee).
La terza fase è segnata da una trasformazione del sito in un lussuoso complesso monumentale, che prospettava sul Circo Massimo con due grandi scalee in laterizio rivestite in marmo ancora molto ben conservate. Di particolare interesse, sempre appartenente a questa fase, è il prezioso sostegno modanato in porfido rosso di un labrum, da ricondurre verosimilmente agli arredi di questo edificio e riutilizzato nel santuario mitraico.
La quarta fase è quella del Mitreo vero e proprio, che venne ricavato nell’area sottostante le scalee. I sottoscala offrivano il miglior richiamo allo speleum, cioè alla sacra grotta in cui nacque Mitra. Per essere precisi, alcune testimonianze archeologiche inducono a riconoscere l’esistenza di due fasi successive del santuario mitraico. Alla prima sarebbe da ricondurre l’iscrizione mitraica riadoperata come rivestimento della base a sinistra dell’edicola di Mithra, e che viene datata al pieno III sec. d. C.: Alla seconda invece il rifacimento della pavimentazione del primo tratto del corridoio, realizzata in bipedali (tipo di laterizio), databile a partire dall’età dioclezianea (pieno III sec. d. C, appunto)
Destinazione d’uso delle varie fasi
La stipe dedicata a Ercole testimonia di un uso religioso nella prima fase tardo-repubblicana.
Successivamente gli spazi del Mitreo rivestirono la funzione di magazzini (prima metà del I sec. a. C.)
Per quello che riguarda la terza fase invece (seconda metà del I sec. a. C.), i materiali rinvenuti, così come i reperti integri o in forma di macerie supportano l’ipotesi dell’uso pubblico dell’edificio.
In particolare sembra probabile che questi spazi siano stati utilizzati come sede della Prefettura dell’annona, che serviva alla gestione dell’approvvigionamento e della distribuzione del grano.
Il santuario dedicato al culto di Mitra si insediò al pianterreno della Statio annonae, con un minimo intervento architettonico di modifica delle strutture precedenti, sotto le scalee.
Il luogo fu abbandonato in seguito all’editto di Teodosio (391 d. C.), che proibì tutti i culti estranei al Cristianesimo.
Reperti di particolare interesse
I reperti rinvenuti nel luogo sono molti ma in grandissima parte frammentari, a causa delle vicissitudini storiche del sito.
Si tratta di frammenti di elementi decorativi e architettonici, oggetti votivi utilizzati per il culto, coperture marmoree delle pareti, elementi strutturali etc.
Di particolare interesse per il visitatore sono senz’altro i bassorilievi di Mitra, le iscrizioni rinvenute, e i dodici cerchi concentrici dipinti sulla parete di fondo del podio di destra.
Il bassorilievo A, quello più grande dei due, rappresenta la scena culmine del culto mitraico, cioè la tauroctonia. Il dio Mitra è rappresentato mentre uccide il toro.
La scena è la raffigurazione di un episodio legato alla mitologia del culto, e non un semplice sacrificio rituale, anche se va specificato che le interpretazioni in merito all’iconografia del culto sono varie e incerte in buona parte.
Secondo una di queste interpretazioni, la tauroctonia mitraica rappresenterebbe in forma allegorica l’eterna lotta dicotomica tra bene e male, vita e morte.
Nel rilievo ricorrono anche tutti gli altri elementi iconografici usuali nei mitrei. Sono ben evidenti infatti il sole e la luna negli angoli superiori, il corvo, il cane, lo scorpione e il serpente, e i due dadofori, o portatori di fiaccole, che escono dalla grotta e che sono rappresentati in una scala inferiore, come a cercare di proporre una visione prospettica.
Altro elemento particolarmente interessante sono le iscrizioni ritrovate, una delle quali proprio sopra il grande bassorilievo.
Secondo alcuni interpreti del culto mitraico, gli adepti imparavano la ritualità e i dogmi tramite i riti, l’iconografia, il comportamento personale, e la comunicazione con adepti di anzianità superiore. Questa comunicazione molto raramente era in forma scritta. Tuttavia qualche esempio di resti di scritture rituale lo abbiamo.
E alcuni sono stati ritrovati proprio in questo Mitreo.
Le epigrafi ritrovate al Mitreo del Circo Massimo riportano testi dedicatori e testi di possibile natura cultuale, con evidenti riferimenti a pratiche magiche.
Si tratta in larghissima parte di frammenti, ma la loro utilità è duplice. I nomi delle persone che si ritrovano confermano tramite l’origine dei cognomi, la diffusione del culto mitraico tra schiavi, liberti e in generale strati sociali non elevati, quali i militari.
Oltre a questo gli archeologi hanno potuto valutare dallo stile delle iscrizioni l’epoca in cui sono state scritte, il che ha evidentemente aiutato nella datazione della fase mitraica del sito, che cominciò ad essere usato come luogo di culto del dio Mitra verosimilmente nel III sec. d. C.
Estremamente interessante, ma di interpretazione assai problematica è un graffito rinvenuto sul muro di fondo dell’ultimo ambiente del Mitreo.
I problemi legati a questo graffito sono due: uno interpretativo del testo, l’altro di effettiva collocazione cronologica.
Il testo risulta corrotto dal progressivo sgretolarsi dell’intonaco e non ha interpretazioni univoche tra i suoi due principali studiosi.
Ma il problema reale è l’impossibilità di datare con certezza il graffio e di stabilire definitivamente se esso sia o no opera di un adepto.
I dodici cerchi concentrici, affiancati da altri quattro agli spigoli di un ipotetico quadrato, sono invece un elemento unico di questo mitreo. Mancando altri riferimenti nei luoghi del culto mitraico a Roma e altrove, al momento l’ipotesi vigente è quella che si tratti di una rappresentazione dello zodiaco e dei venti o delle stagioni. Questa visione è corroborata parzialmente dal fatto che l’osservazione astronomica e l’astrologia sono elementi ricorrenti nel culto mitraico.
Una storia ancora da scrivere
Il Mitreo del Circo Massimo è ancora oggetto di studio assiduo.
Le conclusioni di oggi potrebbero in futuro essere rivalutate alla luce delle prossime scoperte.
Siti con le caratteristiche di pluristratificazione e di frammentarietà dei reperti come questo pongono sfide decisamente importanti agli specialisti che si dedicano al loro studio.
Oltre a questo utili saranno eventuali altre scoperte in altri siti simili, che permetteranno di fare collegamenti che ad oggi risultano invisibili o non immediati.
Per chiunque volesse approfondire lo stato attuale degli studi del Mitreo del Circo Massimo, è disponibile un esaustivo volume che affronta tutti gli aspetti che qui per motivi di spazio non sono stati affrontati:
Virtual Tour del Mitreo del Circo Massimo
Quello che viene presentato su questa pagina è un virtual tour realizzato da Multi Media Service. Il virtual tour è composto di una serie di fotografie a 360 gradi scattate in situ, che vengono poi “montate” per formare un insieme organico. Le foto sono state scattate con camere specifiche per questo genere di formato. Il processo di post produzione è invece eseguito tramite software appositi.
Il virtual tour è arricchito dalla possibilità di navigare il sito in quasi totale libertà tramite il semplice uso del mouse, del touch screen, o dello sguardo.
Da ultimo, nei punti strategici, sono stati aggiunte delle guide virtuali, che illustrano al visitatore digitale i punti salienti di questo luogo particolare e decisamente ancora misterioso.